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Giorgio Upiglio, un maestro litografo

Giorgio UPIGLIO
Giorgio UPIGLIO

Giorgio Upiglio, un maestro litografo

Occorreva un rinnovato interesse per la stampa originale, il desiderio di incorniciare incisioni di mano degli artisti, e da loro numerate e firmate, per giungere addirittura a quello che è stato definito il boom della grafica, per vedere di nuovo stamperie ben attrezzate per ogni tipo di tecniche incisorie e valenti stampatori tornati a rinnovare il sapore e i fasti di un artigianato ormai perduto in ogni altro settore.

Se uno stampatore di vaglia è sempre raccomandabile per ogni sorta d’incisione, per la litografia è assolutamente indispensabile e gli si richiede, non solo perizia, ma una particolare dedizione, un amore del lavoro che solo può portare a risultati egregi sempre auspicabili e desiderati. Era necessario premettere quanto sopra per arrivare a parlare di uno fra i più autentici e sapienti stampatori fra quanti oggi operano in Italia: Giorgio Upiglio.                                                   

Milanese colto e dai modi urbanissimi, Upiglio ha attrezzato a Milano il suo laboratorio, la “Grafica Uno”, in pochi e angusti locali mantenuti perennemente in un programmatico disordine, ma dove lui e i suoi collaboratori si muovono con noncurante dimestichezza. È in questi transitatissimi locali che Upiglio ha costretto i più famosi artisti del nostro tempo a lavorare e a trepidare nell’attesa del risultato.

Lo stampatore ha doveri e meriti particolari nella realizzazione dei fogli a stampa poiché, non solo può seguire ed aiutare l’artista durante tutto il processo creativo, ma proprio dalla sua opera successiva, e cioè dalla parte tecnica, la creazione può uscirne valorizzata e impreziosita, o impoverita o degradata. E se tutto questo è valido e desiderabile per qualsiasi tecnica usata, per la litografia, come abbiamo già detto assume valore di dogma. La capacità di mantenere vivo e palpitante il segno tracciato sulla pietra, la valentia di far lievitare l’inchiostro affinché mantenga sul foglio la freschezza iniziale, anche nell’eventuale sovrapporsi dei colori, è merito esclusivo dello stampatore. Chi sa, come un pranzo succulento può essere sciupato da una errata scelta dei vini che lo accompagnano può capire come una lito, sia pure ben delineata dall’artista può apparire scialba senza l’accorto accordo dello stampatore.       

Giorgio Upiglio queste qualità le possiede e ne fanno fede le superbe realizzazioni che ha condotto a termine, come i fogli delineati da Giorgio De Chirico che restano tra le più belle prove litografiche dell’artista.

Ciò che fa di Upiglio un personaggio, oltre alle doti di ingegno e di riconosciuta serietà professionale è la sua serena capacità e volontà di lavoro. Egli nel suo lavoro vive e si realizza, felice di lavorare per il solo scopo di fare e di far bene, contento d’interpretare i desideri degli artisti e di vederli soddisfatti del lavoro svolto assieme. Profondo conoscitore di tutti i segreti dell’incisione, consiglia e suggerisce, beato di condurre egli stesso le prove indossando il grembiulone da maniscalco e non pensando a fare economia del famoso olio di gomiti caduto oggi maledettamente in disuso.    Gli artisti arrivano da lontano, spesso dall’estero, per lavorare con Upiglio, gli incontri più strani ed impensati si possono fare da lui e non risulta vi siano stati casi di autori ripartiti meno che soddisfatti delle sue prestazioni. Di carattere mite, persuasivo e accomodante, Upiglio riesce a confondere in parte anche le nostre prevenzioni in fatto di virtù democratiche; forse potremmo affermare di aver trovato in lui almeno un esempio, o un serio tentativo, di credo democratico, nel senso che le sue azioni sono improntate, nei limiti del possibile, su principi piuttosto utopistici e comunque di non facile applicazione. 

Riceve ospiti illustri, o visitatori sconosciuti, con un sorriso sornione che vuole essere una specie di avviamento al dialogo ma, sempre sorridendo sa anche dire di no con risoluta franchezza. Il lavoro che fa non ha avuto bisogno di sceglierlo, ha capito chissà come che era il suo e ci vive dentro; per il lavoro non conosce orari o stanchezza e capita spesso che, proprio al momento di chiudere la giornata, capiti l’amico con una lastra da provare e per la quale Upiglio farà sua la curiosità dell’autore apprestandosi alle prove con inesauribile entusiasmo.  

Quando, nei giorni di Ferragosto, lo vediamo arrivare a Forte dei Marmi ha l’aspetto di un cane bastonato; stare qualche giorno senza avere a che fare con acidi e inchiostri lo mortifica e se le mani, dalle dita screpolate, accennano a migliorare si direbbe che lo senta come una colpa e che se ne rammarichi come una ragazza che si accorga di perdere la linea. È in contatto con il mondo artistico internazionale e conta tra i suoi amici i celebri stampatori francesi, maestri riconosciuti per esperienza e capacità. Dal suo laboratorio sono passati Giacometti e De Chirico, Calder e Lam, ma i nomi degli autori per i quali ha stampato, e sono tanti, li leggeremo nel catalogo che sta compilando per raccogliere il suo lavoro di editore.                                                  

Per noi, Giorgio Upiglio è un amico e una fonte d’imbarazzo: un amico perché fu spontanea l’adesione che ci legò fin dall’inizio, una fonte d’imbarazzo perché, come abbiamo già accennato, sembra contraddire realtà scontate dimostrando come sia possibile intendersi, nella reciproca stima, pur professando idee diametralmente opposte sui problemi che ci riguardano da vicino. Probabilmente dipende dalla sua estrema tolleranza, Prezzolini direbbe che si tratta di un caso e noi preferiamo non pronunciarci considerando una specie di miracolo trovare un democratico seriamente convinto e in costante buona fede.    

Sigfrido Bartolini

“ROMA” – NA – 8 dicembre 1974